intervista all’Avv. Matteo Sances su Affaritaliani del 19/01/2016 – ANTEMPRIMA/ Svolta nei processi per evasione fiscale. Una sentenza della Cassazione, passata quasi inosservata ma che Affaritaliani pubblica integralmente con il commento di alcuni esperti, ridisegna la normativa sulla materia. Una notizia che interessa molte aziende italiane, soprattutto in questo periodo di crisi.
Annullata senza rinvio una condanna in appello per dichiarazione infedele e dichiarazione fraudolenta. Lo ha deciso la Terza Sezione Penale della Cassazione, con una sentenza depositata mercoledì scorso, di cui Affaritaliani.it pubblica il testo integrale. “Il fatto non sussiste”, dicono gli ermellini, anche se sarebbe meglio dire che “non sussiste più”. L’annullamento arriva infatti a seguito del decreto legislativo 158 del 2015 (Revisione del sistema sanzionatorio, in attuazione dell’articolo 8, comma 1, l. 11 marzo 2014, n. 23), approvato lo scorso 24 settembre ed entrato in vigore il successivo 22 ottobre.
Grazie a tale provvedimento, come chiarisce ad Affari l’avvocato Matteo Sances, direttore scientifico del Centro Studi Giuridici Sances, “il Legislatore ha sostanzialmente riformato il nostro sistema penale/tributario alzando così le soglie oltre le quali alcuni reati come la dichiarazione infedele o l’omesso versamento dei tributi costituisce reato”. Tali soglie, previste dall’art. 4 del d.lgs 74/2000, sono così modificate: da 50 a 150mila euro per singola imposta evasa e da 2 a 3 milioni in totale. “Un provvedimento – prosegue Sances – per certi versi doveroso poichè a seguito della crisi economica di questi anni i precedenti limiti, soprattutto in riferimento all’omesso versamento di tributi, colpivano sostanzialmente i piccoli imprenditori in crisi di liquidità e determinavano di fatto un intasamento di procedimenti di questo tipo dinanzi alle Procure di tutta Italia”.
La Cassazione ha stabilito che le nuove previsioni si applicano retroattivamente, da qui l’annullamento della condanna nel caso specifico. “I giudici hanno applicato il principio del favore rei, conosciuto soprattutto in diritto penale, che prevede l’applicazione della norma più favorevole all’imputato – spiega ad Affari l’avvocato Cristiano Cominotto, fondatore di AssistenzaLegalePremium.it – . Considerate le pene particolarmente gravose, insomma, nel dubbio interpretativo si deve far prevalere l’ipotesi che, tra le due possibili, è più favorevole per la persona che verrebbe eventualmente condannata. Questo decreto prevede per certe misure una completa depenalizzazione e per altre un’applicazione di pene inferiore rispetto alle precedenti: misure che di conseguenza verranno applicate in maniera retroattiva”. Quindi, migliaia di fascicoli aperti dalle procure potrebbero ora essere archiviati. “Se c’è un ‘problema’, eventualmente, è nel decreto emanato dal governo. La Cassazione ha applicato uno dei principi basilari del diritto penale”, aggiunge Cominotto.
Depenalizzazione non significa però uscirne indenni. Anche se decade la valenza penale, rimangono gli aspetti amministrativi.